
Gravidanza, Il Parto
La gravidanza viene calcolata dal primo giorno dell’ultimo flusso mestruale. Dura quaranta settimane suddivise in tre diversi trimestri. Il primo trimestre dura fino alla dodicesima settimana. Il secondo trimestre va da dodici a ventiquattro settimane.
Quello terzo, che è il più lungo per durata, va da ventiquattro settimane e si conclude con il parto. La prima visita ginecologica avviene dopo la sesta settimana, es. quando la donna avverte il ritardo di 15 giorni delle mestruazioni.
Anamnesi
La prima visita inizierà con l’anamnesi di entrambi i futuri genitori per reperire informazioni importanti come la storia clinica familiare. Fondamentali sono le domande su eventuali malattie ereditarie e anche sull’uso di farmaci prima della gravidanza.
Saranno raccolte informazioni sul flusso mestruale inclusi regolarità e anomalie. Verrano richiesti anche il primo rapporto sessuale, la frequenza di essi, il numero di partner e la storia di eventuali malattie a trasmissione sessuale.
È rilevante sapere, infine, la storia di interventi ginecologici, così come altri interventi chirurgici. Nel caso non si tratti della prima gravidanza, le verrano chiesti la durata della gravidanza precedente o precedenti, nonché l’esito e il peso dei figli.
Visita medica
Ad ogni visita, le estremità inferiori vengono esaminate per vene varicose e gonfiore. Un leggero gonfiore con il progredire della gravidanza è normale a causa della ritenzione di liquidi. Però un gonfiore eccessivo è un segno di preeclampsia di solito nel terzo trimestre.
Si esegue la palpazione del seno per rilevare la presenza di eventuali tumori. Verranno misurati il peso e la pressione.
Visita ginecologica
La visita ginecologica prevede un’ispezione e palpazione interna per determinare eventuali anomalie anatomiche della vagina o della cervice. Gli esami vengono sempre eseguiti attentamente a causa della gravidanza. Nel caso in cui il Pap test non è fatto per più di un anno, ne viene eseguito uno da avere dati aggiornati.
Il Pap test è particolarmente utile per noi. Ci aiuta a valutare la condizione della cervice all’inizio della gravidanza, poiché durante essa il forte aumento degli ormoni può differenziarla più velocemente del solito.
Misurazione del peso corporeo
Alla prima visita verrà registrato il peso della gestante. Esso verrà controllato ad ogni visita per verificare se è in linea con la settimana di gestazione. L’aumento di peso totale dovrebbe essere di 9-12 kg durante la gravidanza.
Una leggera perdita di peso durante il primo trimestre è normale a causa di nausee mattutine e vomito (iperemesi gravidica). Dall’altra parte, un aumento maggiore del normale dovrebbe attirare la nostra attenzione sulla nutrizione.
Un rapido aumento di peso può essere un segno di preeclampsia.
L’eccessivo aumento di peso durante la gravidanza crea feti più grandi del tipo di fisico della donna e sproporzione durante il parto. La sproporzione (feto grande rispetto al bacino della donna incinta) porta al taglio cesareo.
Tampone vaginale
Nelle prime settimane di gravidanza viene sempre eseguita un tampone vaginale. Questo esame verifica che la donna non soffre di infezioni che potrebbero causare problemi durante la gravidanza. L’esame è finalizzato alla ricerca di microbi comuni, come streptococco Beta, gardenela vaginalis ecc. Rivela anche malattie a trasmissione sessuale, gonorrea, follicoli piliferi ecc., nonché per clamidia, micoplasma, ureaplasma. I microorganismi possono causare problemi in gravidanza, come la rottura delle membrane, il parto prematuro e l’infezione del feto. In caso di infezione, viene somministrato il trattamento appropriato e si esegue un nuovo tampone vaginale dopo la sua fine.
Il tampone vaginale viene ripetuto durante l’ottavo mese per ricercare eventuali microorganismi che potrebbero causare infezioni al feto durante il parto.
Ecografia
La prima ecografia viene eseguita alla prima visita. Sarà determinata la sede della gravidanza (intrauterina o ectopica) e il numero dei feti stessi(uno o più). Inoltre dopo le prime 6 settimane possiamo sentire il battito cardiaco del feto sull’ecografia transvaginale.
Consente di stabilire di quanti mesi è il feto e di calcolare di conseguenza la data del parto.
Esami
Esami speciali
Se e quando viene determinato la possibilità di eventuali anomalie, il medico ricorre a test speciali che rivelano possibili danni al feto. Con questi test prenatali si esamina lo stato di salute del bambino affinché non nasca con malattie gravi, come la sindrome di Down, l’anemia mediterranea o la malattia fibrocistica. Solo le future mamme la cui storia – o quella del loro partner – pone rischi per la salute del bambino che nascerà, si sottopongono a questi test.
I test si eseguono:
Tecniche di diagnosi prenatale
Attualmente esistono varie tecniche, invasive e non invasive, per la diagnosi prenatale, purché vi siano indicazioni “sospette”. Le tecniche più comuni sono:
Parto
Ogni donna vivrà in modo diverso l’esperienza del travaglio di parto. L’unico vero segno dell’inizio del travaglio sono le contrazioni regolari. Anche la durata del parto varia da donna a donna. La durata media del primo parto è di 12-14 ore, mentre nei successivi dura meno.
Quando chiamare il medico
Quanco avvicina il momento cruciale del parto, la maggior parte delle donne è molto preoccupata. Quindi spesso ha bisogno di essere rassicurata dal proprio medico sull’inizio o meno del travaglio. Dovrebbe chiamare il suo medico se:
Nel caso che la preoccupino i sintomi che si presentano, non esitare a informare il medico in qualsiasi momento del giorno o della notte.
In Ospedale
Porta con Lei la valigia che ha preparato in anticipo. In sala parto dove sarà accolta, il medico o l’ostetrica ascoltano il cuore fetale per assicurarsi che tutto stia andando bene.
Verrà eseguita una visita ginecologica per valutare lo spessore, la consistenza e la dilatazione della cervice.
Segue una doccia veloce e indosserà una camicia da notte.
L’infermiera La accompagnerà quindi in una stanza per misurare le contrazioni uterine e i battiti cardiaci fetali mediante il monitoraggio cardiotocografico
Fasi del travaglio
Il fenomeno biologico del travaglio si suddivide in 3 fasi:
Dilatazione. Questa fase inizia quando una donna incinta inizia ad avere contrazioni normali, che aiutano a dilatare la cervice. Di solito questa fase ne è suddivisa in due altre. La prima fase, “latente”, dura dall’inizio della dilatazione cervicale fino alla dilatazione di 4 cm.
Dai 4cm in poi inizia la fase ‘attiva’ di dilatazione, con la quale le contrazioni espandono la cervice fino a 10cm. La prima fase del parto può verificarsi in una donna che sente contrazioni non coordinate gradualmente per diverse ore.
In altre donne, l’inizio del travaglio può essere chiaro e le contrazioni possono iniziare con una durata e un periodo fissi dall’inizio. La durata media della prima fase di un parto normale è di 10 ore.
Espulsione. Questa fase inizia quando la cervice è completamente dilatata (10 cm) e termina con la nascita del bambino. La durata media di questa fase è da 1 a 2 ore, ma varia da donna a donna.
Di solito la placenta si stacca entro 5-10 minuti.
Post parto
Dopo la nascita e l’espulsione della placenta, l’utero continua a contrarsi per chiudere i vasi sanguigni e evitare il sanguinamento eccessivo. Viene controllato periodicamente per assicurarsi che rimanga contratto e asciutto (non sanguina).
La vagina viene pulita dal sangue, dal liquido amniotico e dal muco e vengono suturate le eventuali lacerazioni. Il bambino è accudito e monitorato da un pediatra neonatologo, al fine di ricevere le migliori cure nei primi minuti della sua vita.
Se l’utero non è sufficientemente contratto, viene somministrata l’ossitocina (un ormone che provoca la contrazione dell’utero). Piccole contrazioni continuano a penetrare nell’utero, così da prevenire il sanguinamento e dare la sensazione di dolori mestruali.
L’utero è ora in corrispondenza o al di sotto dell’ombelico. Il medico esamina la placenta per assicurarsi che sia integra. In caso di epidurale, l’anestesista rimuove il catetere dal quale stava somministrando il farmaco.
Questa procedura è breve ed indolore. D’ora in poi può avere il bambino tra le sue braccia, mentre ammira il miracolo della nascita.
Diventare mamma dopo i 40 anni
Oggi le donne scelgono sempre di più di avere dei figli dopo i 40 anni ricorrendo o meno alla fecondazione assistita.
Chiariamo il seguente punto. Il corpo della donna sarà pronto per concepire, quindi potrà affrontare la gravidanza senza particolari problemi. Oppure non sarà pronto per la gravidanza (l’età sarà piuttosto avanzata) e il concepimento diventerà molto difficile e in molti casi impossibile.
Quindi, quando vediamo una donna incinta che ha più di 35 o anche di 40 anni, è normale concludere che il corpo è in grado di portare avanti questa gravidanza.
Faremo riferimento alle gravidanze in cui il concepimento avviene naturalmente ma la donna incinta è alquanto avanzata negli anni. Il caso in cui la donna ha concepito in menopausa, è un capitolo speciale e necessita di una terapia ormonale sostitutiva.
Pertanto, ha molto più tempo per sviluppare il diabete, alcuni calcoli biliari o renali o persino un tumore. Naturalmente, queste condizioni possono verificarsi anche in giovane età, ma più si è vecchie, più è probabile che esistano.
Una donna che rimane incinta in età avanzata può affrontare varie altre condizioni insieme alla gravidanza, come quelle sopra menzionate, nonché altre come malattie cardiache, vene varicose, sindromi neurologiche ed ematologiche, herpes, ulcere, patologie mammarie.
La donna incinta in età un po’ avanzata, è attentamente monitorata dal suo ginecologo. Esso esegue regolari esami del sangue, nel tentativo di controllare meglio la donna. Il checkup pre-gravidanza comprende molti più esami di quello eseguito di una donna incinta giovane.
Inoltre, l’anamnesi medica ottenuta è molto dettagliata.
Nel successivo follow-up della gravidanza, il ginecologo esegue regolari ecografie e altri esami con i quali cerca di diagnosticare una sindrome del bambino, che può derivare dall’età avanzata della madre, come la sindrome di Down, la spina bifida ecc.
L’amniocentesi è un esame eseguito principalmente su donne di età superiore ai 35 anni, in cui il liquido amniotico viene prelevato dalla cavità intrauterina e quindi esaminato citologicamente per rilevare la presenza di alcune delle sindromi sopra menzionate.
Oltre alla possibilità di anomalie congenite nel feto, il ginecologo eseguirà regolarmente il tampone vaginale per mantenere pulita la vagina, nonché ecografie per verificare la vitalità e l’integrità fisica del feto.
È opportuno effettuare una serie di esami, spesso necessari quando la gestante è in età un po’ avanzata. Durante il parto va prestata particolare attenzione, poiché può esserci un rischio maggiore di complicanze, come l’inattività uterina (soprattutto se la donna è primogenita) ecc.
Ci dovrebbe essere un attento monitoraggio del travaglio dopo il parto, perché aumentano le possibilità di sviluppare sindromi psicologiche e fisiche. Le eventuali entità nosologiche riscontrate prima della gravidanza e monitorate durante essa, dovrebbero essere ricontrollate e riportate all’equilibrio in cui si trovavano prima della gravidanza.
La futura mamma dovrebbe adottare abitudini sane, un’alimentazione bilanciata e mantenersi in buona salute fisica e psicologica, in modo da poter rimanere incinta nelle migliori condizioni possibili.